LA STORIA DI BRIGHT
Mi chiamo Arianna, sono una terapista ABA certificata e lavoro soprattutto con bambini e ragazzi autistici. Attualmente sto svolgendo il Servizio Civile Universale in Ruanda, a Muhura, un villaggio rurale, nella scuola dell’infanzia Madre della Divina Provvidenza.
Al mio arrivo a Muhura mi è stato segnalato Bright, un bambino di 5 anni. “Questo bambino non parla e non scrive e l’anno prossimo dovrà andare alla materna. Prova a vedere se riesci a fare qualcosa”: mi è stato detto. Gli insegnanti mi hanno chiesto di iniziare subito a lavorare con lui, all’interno di un’aula accanto alla classe. Il materiale presente era davvero poco. C’erano solo due giochi di memory per bambini e qualche peluche. Ho posizionato alcuni peluche di fronte a lui per vedere la sua reazione, li ha guardati con meraviglia e poi ne ha scelto uno. Da quel momento quel peluche è diventato fondamentale per lui e abbiamo iniziato anche ad utilizzare il memory. Mi sono focalizzata sul memory degli animali e ho notato che ripetendo più volte a voce alta il nome degli animali lui faceva lo stesso. Nell’arco di due settimane era in grado di riconoscere tutti gli animali presenti (una quindicina). In quelle prime settimane l’ho osservato e ho notato alcune caratteristiche che mi hanno portato a pensare che fosse autistico.
Ora, a distanza di mesi, abbiamo molto più materiale con cui lavorare e Bright ha fatto dei passi da gigante. Conosce e scrive in autonomia tutto l’alfabeto, conta e scrive i numeri fino al 20 e ha iniziato ad utilizzare il linguaggio vocale per fare semplici richieste o per indicare qualcosa. È un bambino molto volenteroso e attento, sono tanto fiera di lui. Il mese scorso ci sono stati gli esami nazionali ma a Bright sono stati somministrati gli stessi esami dei compagni e questo ha fatto sì che raggiungesse scarsi risultati. Mi sono sentita in dovere di andare a parlare con il preside che mi ha proposto di preparare insieme all’aiuto del suo insegnante delle prove personalizzate per la prossima sessione. Abbiamo adattato le prove alle sue capacità, inserendo attività pregrafiche, e ho visto che Bright era molto gioioso dopo la consegna del test. L’ha completato con le sue tempistiche e ha finalmente preso un voto più veritiero.
Il giorno stesso sono tornata dal preside chiedendogli quanto ne sapesse sull’autismo. “Arianna prima che arrivassi tu noi non sapevamo che Bright fosse autistico e tuttora io non so cosa sia l’autismo. Qui non abbiamo le competenze per aiutare questi bambini. Sto pensando che sarebbe più opportuno che lui andasse in una scuola per disabili l’anno prossimo. Abbiamo aspettato che iniziasse a parlare e scrivere ma così non è stato e da quando lavora con te è in grado di scrivere e parlare. Come potremo aiutarlo l’anno prossimo alla primaria?” Io ho suggerito che si potrebbe trovare una persona disposta ad imparare a lavorare con lui, io potrei dare una mano con una piccola formazione per spiegare come lavoro con lui e perché penso che l’ABA stia funzionando. Sarà la famiglia a decidere ma sarebbe bello perché in questo modo avrebbe una figura di riferimento a scuola un paio di volte alla settimana. Nemmeno la famiglia comunque ha molte informazioni sull’autismo. Alcune frasi che mi hanno detto sono state: “Bright mangia tanto perché mi hanno detto che in questo modo crescendo potrebbe guarire dall’autismo” oppure, “Ci hanno detto che ci sono dei macchinari per far guarire i bambini autistici”. Queste frasi le hanno pronunciate alcuni specialisti, in uno dei pochi centri specializzati in città. I bambini come Bright il più delle volte vengono considerati strani e incapaci di comprendere. Una volta una suora vedendomi lavorare con Bright mi ha detto “Ma allora capisce!”.
Penso che il problema principale sia la mancanza di informazione e formazione sul tema. Finché l’autismo sarà ignorato questi bambini continueranno ad essere visti come strani e difficili da comprendere. Il mio più grande augurio è che il popolo ruandese possa al più presto acquisire gli strumenti e le competenze per entrare nel loro mondo e riuscire a comprenderli.
Arianna Zanoli
Servizio CIvile Universale a Muhura, in Ruanda
Cos’è la terapia ABA?
L’analisi comportamentale applicata (ABA) è una terapia basata sulla scienza dell’apprendimento e del comportamento.
Ha lo scopo di aiutare le persone a sviluppare abilità e comportamenti positivi riducendo al minimo quelli indesiderati. Alcuni comportamenti che spera di rafforzare includono abilità sociali, di comunicazione, di concentrazione e di lettura. Aiuta anche ad aumentare le capacità di apprendimento adattivo, come l’igiene e il linguaggio non verbale e le autonomie sociali e personali.
L’obiettivo primario è quindi quello di aiutare le persone a migliorare la propria vita.
Un terapista ABA conduce terapia con bambini e adulti nello spettro autistico ma in realtà può applicare la terapia anche in molte altre situazioni.
Per diventare un terapista ABA certificato, bisogna completare un programma di certificazione approvato dal registro americano Behavior Analyst Certification Board (BACB) e mantenere ogni anno la certificazione attraverso un esame.