Leggi le risposte del quiz dedicato alla Settimana dell'Acqua 2023!
Qual è la percentuale di popolazione che ha accesso all’acqua potabile in Ruanda?
Risposta corretta: 82%
L’accesso all’acqua potabile: Ruanda vs Italia
L’accesso all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari è fondamentale per soddisfare i bisogni umani di base e dal 2010 è stato riconosciuto come diritto umano dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite [2]. Rendere universale l’accesso all’acqua potabile in tutto il mondo è infatti uno degli Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030, l’obiettivo 6 “acqua pulita e servizi igienico-sanitari".
L’accesso all’acqua viene classificato a seconda della potabilità in cinque categorie dall’Organizzazione Mondiale della Sanità: “acqua di superficie”, “non migliorato”, “limitato”, “di base”, “sicuro”; le ultime tre categorie sono raggruppate sotto la dicitura “accesso migliorato”. Secondo le linee guida del Governo del Ruanda, avere accesso migliorato all’acqua potabile, ovvero a una fonte d’acqua pulita e sicura da bere, significa vivere a una distanza massima di 500 metri da una fonte d’acqua sicura. L’ultimo censimento ruandese (2022) ha evidenziato che l’82% delle abitazioni hanno un accesso migliorato all’acqua potabile. Sono necessari ancora sforzi di cooperazione a livello comunitario, istituzionale locale e internazionale per raggiungere l’accesso sicuro universale in Ruanda, come anche in altri paesi del mondo. Per quanto riguarda l’Italia invece, l’accesso sicuro all’acqua potabile è del 96%, il restante 4% è rappresentato da un accesso all’acqua potabile di base. In entrambi i casi si tratta di accesso all’acqua di tipo migliorato.
Fonti: [1] RPHC 2022 (5th Population and Housing Census 2022): https://www.statistics.gov.rw/datasource/171 [2] Risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite del 28 luglio 2010: https://www.un.org/waterforlifedecade/human_right_to_water.shtml [3] Agenda 2030: https://sdgs.un.org/goals [4] Classificazione dell’accesso all’acqua: https://washdata.org/monitoring/drinking-water [5] Dati sull'accesso all’acqua potabile per paese: https://washdata.org/Quanta acqua consuma una persona al giorno in Ruanda?
Risposta corretta: 1) ≤ 20L
Attualmente in Ruanda si punta a raggiungere l’accesso universale all’acqua entro il 2024, garantendo a ciascun abitante la disponibilità di 20 litri di acqua pulita al giorno (Strategia Nazionale per Trasformazione o NST1). Ciò significa che ora il consumo d’acqua giornaliero per un abitante del Ruanda può essere ben inferiore ai 20 litri, soprattutto nelle zone rurali dove ci sono meno infrastrutture per l’approvvigionamento di acqua pulita. Secondo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) una persona ha bisogno di circa 20 litri di acqua pulita al giorno, non solo per bere e cucinare, ma anche per l'igiene personale. In realtà questo è uno standard che si riferisce a situazioni di emergenza e post-emergenza, rappresenta la condizione di accesso “di base” all’acqua pulita. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS o WHO) già nel 2003 aveva stabilito che un accesso “intermedio” all’acqua pulita dovesse prevedere almeno 50 litri a persona al giorno, e 100-200 litri a persona al giorno per un accesso “ottimale”. In Italia, nonostante alcune criticità infrastrutturali e di distribuzione del servizio, si ha un accesso ottimale all’acqua. Secondo il rapporto ISTAT 2018-2020, il consumo giornaliero medio di un abitante in Italia è di 215 litri. Nella provincia di Lodi, il consumo di acqua è di 189 litri al giorno a persona (dati SAL).
Fonti: [1] National Strategy for Transformation NST1: https://www.nirda.gov.rw/uploads/tx_dce/National_Strategy_For_Trsansformation_-NST1-min.pdf [2] UNHCR: https://emergency.unhcr.org/entry/32947/emergency-water-standard [3] WHO, The right to water, 2003: https://www.un.org/waterforlifedecade/pdf/human_right_to_water_and_sanitation_media_brief.pdf [4] Rapporto ISTAT 2018-2020: https://www.istat.it/it/files/2021/03/Report-Giornata-mondiale-acqua.pdfQual è la percentuale delle perdite idriche in Ruanda?
Risposta corretta: 3) 39%
Le perdite idriche in Italia e in Ruanda sono simili .Le perdite idriche rappresentano la quantità di acqua persa lungo le reti di approvvigionamento idrico ovvero la differenza fra l’acqua estratta per la potabilizzazione e l’acqua effettivamente disponibile alle persone. Reti acquedottistiche vecchie e manutenzione insufficiente sono le cause principali delle perdite d’acqua. In Ruanda, in riferimento al biennio 2018-2019, le perdite idriche sono state del 38,8% secondo l’Indagine Integrata sulle Condizioni di Vita delle famiglie (EICV 5) effettuata dall’Istituto Nazionale Ruandese di Statistica (NISR). In Italia nel 2018 sono stati estratti 9,2 miliardi di metri cubi d'acqua, posizionando l'Italia al primo posto tra i Paesi dell'UE per il prelievo di acqua dolce prelevata per uso potabile. Tuttavia, circa il 42% dell'acqua trasportata dalla rete idrica non ha raggiunto il consumatore finale, ovvero sono stati persi 156 litri al giorno per abitante. Secondo il rapporto ISTAT 2018-2020, le perdite idriche a livello regionale sono state ancora maggiori con un picco del 55,6% in Abruzzo. A livello provinciale la situazione appare ancora diversa con la provincia di Frosinone che ha avuto l’80,1% di perdite.
Fonti: [1] EICV 5 2018 (5eme Enquête Intégrée sur les Conditions de Vie), NISR (National Istitute of Statistics of Rwanda): https://www.statistics.gov.rw/publication/eicv5-power-point-presentation [2] Geopop, rivista di divulgazione scientifica: https://www.geopop.it/la-rete-idrica-italiana-e-un-colabrodo-il-42-dellacqua-viene-persa-lungo-il-tragitto/ [3] Rapporto ISTAT 2018-2020: https://www.istat.it/it/files/2021/03/Report-Giornata-mondiale-acqua.pdfIn Ruanda non piove abbastanza? Quanto piove in Ruanda, rispetto alla precipitazione media annua in Lombardia?
Risposta corretta: 4) 129%
Piove più in Ruanda che in Lombardia. La precipitazione media annua in Ruanda è di 1.189 mm di pioggia, contro i 923 mm in Lombardia. Le due aree possono essere confrontate in quanto hanno un’estensione simile. Il regime pluviometrico in Ruanda è scandito dalle differenze geografiche interne e dalle stagioni. Nelle aree montuose ad ovest, le precipitazioni medie annue sono pari a 1500 mm, mentre nelle aree più pianeggianti a est possono restare sotto i 700 mm. Ci sono due stagioni delle piogge (una “corta” da ottobre a novembre e una “lunga” da marzo a maggio) e due stagioni secche (una “corta” da dicembre a febbraio e una “lunga” da giugno a settembre). Da una parte, si manifestano condizioni di siccità, in particolare nella regione a est durante la stagione secca più lunga (che coincide con la nostra estate), che è proprio dove MLFM opera con i suoi progetti. Dall’altra, tuttavia, il problema maggiore risiede nella carenza di infrastrutture. Infatti, nonostante piova complessivamente più in Ruanda che in Lombardia, anche nelle regioni più piovose del Ruanda l’accesso a fonti d’acqua sicure e vicine non è sempre garantito come in Italia.
Fonti: [1] Climate Change Knowledge Portal. Media annua misurata sul decennio 1991-2020. https://climateknowledgeportal.worldbank.org/country/rwanda/climate-data-historical#:~:text=Annual%20precipitation%20is%201%2C170.2%20mm,occurring%20from%20September%20to%20May.&text=The%20identified%20sub%2Dnational%20units,latest%20climatology%2C%201991%2D2020. [2] Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine (European Centre for Medium-Range Weather Forecasts - ECMWF). Media annua misurata sul decennio 1991-2020. http://www.pianetapsr.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/2679#:~:text=Il%20totale%20di%20pioggia%20annuale,corrispondente%20a%20circa%20%2B9%25. [3] REMA (2009): Chapter IX: Climate change and natural disasters. In: Rwanda state of environment and outlook report. http://www.rema.gov.rw/soe/chap9.phpQual è il pH delle sorgenti d’acqua sotterranea in Ruanda?
Risposta corretta: 1) <6,5
L’acidità dell’acqua
[Rilevamenti sul campo in Ruanda]
Il pH è il parametro che misura l’equilibrio acido-base di una soluzione, più è basso e più la soluzione è acida: ad esempio, il succo di limone ha un pH di circa 2,4, l’ammoniaca generalmente ha un pH pari a 11. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS o WHO) ha stabilito che il pH delle acque potabili deve essere compreso fra 6,5 e 8,0. Sul sito del Ministero della Salute italiano, si legge che le acque potabili in Italia hanno un pH compreso fra 6,78 e 7,8, perfettamente in linea con le raccomandazioni dell’OMS. Su un rapporto dell’OMS del 2007 si legge: “è impossibile accertare una relazione diretta tra la salute umana e il pH dell'acqua potabile, poiché il pH è strettamente associato ad altri aspetti della qualità dell'acqua e gli acidi e gli alcali sono deboli e solitamente molto diluiti. Tuttavia, poiché il pH può influenzare il grado di corrosione dei metalli e l'efficienza della disinfezione, qualsiasi effetto sulla salute è probabilmente indiretto e dovuto a all'aumento dell'ingestione di metalli dalle tubature o a una disinfezione inadeguata” .
Le acque in Ruanda sono più acide che in Italia per la diffusa presenza sul territorio di rocce di origine vulcanica. Queste possono essere corrosive e dannose per la salute a lungo andare. Gli acquedotti di MLFM includono sempre una camera di trattamento per alzare il pH dell’acqua: l’acqua della sorgente passa attraverso un filtro di travertino, una roccia calcarea che ne diminuisce l’acidità.
Fonti: [1] Standard della WHO: https://cdn.who.int/media/docs/default-source/wash-documents/wash-chemicals/ph.pdf?sfvrsn=16b10656_4 [2] Ministero della Salute italiano: https://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?lingua=italiano&id=4528&area=acque_potabili&menu=dieta [3] IRC report 2021: https://www.ircwash.org/sites/default/files/climate_change_wrm_and_wash_in_rwanda_-_country_case_-_aug_2021.pdfCosa serve per garantire l’accesso universale all’acqua?
L’acqua potabile è un diritto umano e un obiettivo dell’Agenda 2030 eppure moltissime persone al mondo ancora non hanno accesso a fonti d’acqua sicure, quasi il 10% della popolazione mondiale secondo l’OMS [1].
Oggi conosciamo le cause dietro al mancato raggiungimento dell’accesso universale all’acqua potabile e possiamo impegnarci attivamente per migliorare la situazione, ma dobbiamo farlo non solo a livello di individui ma anche a livello comunitario, governativo e internazionale.
Molto spesso in questo ambito di parla di rendere l’ambiente favorevole al cambiamento. Per raggiungere l’accesso universale all’acqua potabile, il mondo ha bisogno di:
Un’accurata pianificazione governativa nazionale con obiettivi progressivi e coordinazione fra le comunità locali e le autorità regionali e nazionali.
Nuovi investimenti nazionali e internazionali. L’acqua è un bene primario ma investire nella sua gestione apparentemente non porta un grande ritorno economico perciò c’è una diffusa riluttanza ad aumentare gli investimenti nell’ambito. Tuttavia, quei governi che puntano a stabilire un efficace sistema di welfare stanno acquisendo sempre più consapevolezza che investire nell’acqua pulita si trasforma in un risparmio sulle spese sanitarie effettuate a causa delle malattie che derivano dall’uso di acqua contaminata, ma anche in un riciclo dell’acqua come risorsa.
Costruzione e riabilitazione delle infrastrutture idriche anche tramite il supporto della cooperazione internazionale.
Educazione e consapevolezza delle comunità locali sull’uso e la gestione dell’acqua potabile ad esempio sull’efficacia di interventi di manutenzione lungo l’acquedotto e sul limitare lo spreco di acqua.
Un impegno collettivo globale volto a contrastare i cambiamenti climatici e a mitigarne gli effetti. Secondo un report di UN Water, a causa della scarsità d’acqua dovuta ai cambiamenti climatci, l’attuale numero di 1 miliardo di migranti nel mondo aumenterà del 10% ovvero 100 milioni [2]; la popolazione dell’Italia è di 60,5 milioni, tanto per rendere l’idea.